"Cambiare l'acqua ai fiori" di Valerie Perrin

Ultima modifica 23 novembre 2020

Libro protagonista della lettura di ottobre/novembre, discusso nell'incontro del 16 novembre 2020.

Ecco cosa pensano del libro alcuni dei partecipanti al gruppo lettura:

Giulia " ho trovato questo libro delicato, sembra scritto in punta di piedi, lascia dietro di sé come un'aura magica. Super consigliato!"

Francesca "La storia di una donna che cambia col tempo, dai sentimenti veri per nulla banali o patetici. Il romanzo scorre veloce dall'inizio alla fine lasciando il lettore con la curiosità di leggere subito la pagina successiva e nello stesso tempo rallentando per non arrivare al finale e separarsene definitivamente"

Daniela (che, oltre che appassionata lettrice, per lavoro è curatrice e consulente editoriale): È indubbio che "Cambiare l’acqua ai fiori" sia stato il libro più letto dell’estate 2020, sostenuto da un passa parola entusiasmante dei lettori che ha funzionato meglio di qualsiasi campagna pubblicitaria ad alto budget.
La grande abilità narrativa di Valérie Perrin, che affonda le sue radici nella consolidata esperienza come fotografa di scena e sceneggiatrice delle più importanti produzioni cinematografiche francesi, viene restituita perfettamente in italiano dalla traduzione di Alberto Bracci Testasecca.
La struttura narrativa del romanzo è articolata su piani narrativi diversi, in cui si incrociano le vite dei personaggi, raccontate magnificamente attraverso l’uso di flashback, incontri, racconti e pagine di diario e intrecciate attraverso il fil rouge emotivo della protagonista Violette.
È un romanzo in cui l’Autrice riesce a passare dai toni dolorosi e drammatici a quelli più sentimentali e a tratti comici e con la sua straordinaria abilità narrativa stabilisce, fin dai primi capitoli,  un solido patto narrativo con il lettore.
Le descrizioni dei paesaggi, dei particolari, delle atmosfere, delle luci e delle ombre sono la trasposizione letteraria dell’abile occhio fotografico dell’autrice.
A mio avviso c’è un registro narrativo, trasversale a tutto il libro, ed è quello degli esergo, una sorta di narrazione nella narrazione,  questi testi - che aprono ogni capitolo - hanno la precisa funzione di restituire un messaggio che stimola una riflessione: la diversa modalità con cui affrontiamo il tema della morte e il ricordo dei nostri cari. Valérie Perrin afferma che "c’è qualcosa di più forte della morte vale dire la presenza nei ricordi dei vivi", forse è proprio per questo che la protagonista è presente a tutti i commiati e annota tutti i dettagli, comprese le orazioni funebri, Violette infatti diventerà la custode di questa memoria, un balsamo per lenire il dolore di chi resta. “Cambiare l’acqua ai fiori” fa riflettere sulla condizione umana e su cosa realmente conti in questa esistenza.
Alla fine il lettore non potrà esimersi dal porsi questa domanda (tabù): che rapporto ho con la morte e con i cimiteri?
Perché ha tanto successo questo libro? Perché riesce a toccare la nostra sensibilità più intima facendoci viaggiare con lo sguardo e con il cuore.

Se avete letto il libro e volete dire la vostra: gruppo.lettura.leggiamo@gmail.com

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