Conferenza su "La Grande Guerra attraverso le immagini satiriche di Amos Scorzon"

Pubblicato il 7 novembre 2019 • Cultura Via Veneto, 2, 30030 Vigonovo VE, Italia

L'Assessorato alla Cultura del Comune di Vigonovo e l'Associazione Riviera al Fronte propongono una conferenza dal titolo "La Grande Guerra attraverso le immagini satiriche di Amos Scorzon", giovedì 21 novembre alle ore 20,45 presso la sala polivalente del Municipio, in via Veneto n. 2.

La conferenza racconterà i fatti salienti della Prima Guerra Mondiale evidenziati nelle opere del vignettista dolese Amos Scorzon e pubblicate nei giornali di trincea dell'epoca.

Si faranno anche riferimenti ai fatti accaduti in Riviera del Brenta  e alle storie di soldati rivieraschi riscoperte dall'associazione Riviera al Fronte.

Relatori della serata:
- dott. Ivan Zabeo, Presidente dell'associazione Riviera al Fronte e autore del libro "Dolesi al Fronte"
- dott. Enrico Moro, Curatore della mostra di Amos Scorzon nel 2018 e autore del libro "Cronaca della Riviera del Brenta dal 1800 alla Prima Guerra Mondiale"

La conferenza è adatta anche ai ragazzi, a partire dalla terza media.

Ingresso libero.

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Le opere di Amos Scorzon (vignettista e pittore dolese) sono esposte al Museo del Risorgimento di Roma e sono state portate ad una mostra itinerante nel 2018 a Dolo, Stra, Santa Maria di Sala, scuole superiori di Dolo in occasione del 100° Anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale.

Dal dizionario biografico Treccani:

SCORZON, Amos. – Nacque a Dolo (Venezia) il 18 dicembre 1885, in un’abitazione in via Bassa, da Giuseppe, maestro di ginnastica, e da Carolina Morandini, maestra comunale.

Illustratore, caricaturista, cartellonista, pittore, incisore, decoratore, con interessi anche in campo architettonico, iniziò studi artistici non regolari a Venezia, dove lavorava presso la manifattura Tabacchi, per poi trasferirsi ancora in giovane età a Roma, trovandovi impiego presso i Monopoli di Stato; mantenne tuttavia saldo il suo legame con Venezia, dove il 29 aprile 1912 si sposò con Margherita Schiavi.

Nella capitale poté arricchire la sua formazione culturale a contatto con un ambiente artistico aggiornato, che gli offrì occasioni di lavoro in vari settori delle arti applicate. Tra le opere da lui realizzate a Roma, la stampa dell’epoca ricorda «un grande quadro allegorico in bianco e nero che figura su una parete della sala della maternità dello stabilimento Privative di Roma [attuale Agenzia Entrate e Monopoli]» (Gazzetta di Venezia, 22 febbraio 1908, in Moro, 2017, pp. 124 s.). Nel contesto romano Scorzon maturò gradualmente un linguaggio visivo che da un iniziale naturalismo si andò volgendo verso semplificazioni e stilizzazioni al passo con gli esempi della grafica applicata internazionale, secondo un gusto decorativo a metà strada tra biomorfismo art nouveau e geometrismo art déco. Negli anni precedenti al 1915 iniziò un’attività espositiva in varie città italiane, da Venezia a Roma e a Napoli, ottenendo a Rimini il premio speciale del ministero della Pubblica Istruzione.

Durante gli anni della Grande Guerra fu molto attivo come caricaturista per diversi giornali ‘di trincea’, come La Tradotta, La Ghirba, La Trincea, per i quali realizzò sferzanti vignette satiriche antiaustriache e antigermaniche. Illustrò inoltre cartoline e manifesti di propaganda bellica.

Nei disegni satirici di carattere politico utilizzò spesso un tratto deformante e grottesco, unito a efficaci costruzioni visuali metaforiche, tipiche di questo genere grafico. «Il gioco [...] è satira colta ma è anche il tema giocoso che investe i soldati, la truppa in attesa della fine di una guerra non sentita e alla fin fine neppure capita. Esso è presente in tutti quei fogli illustrati che si chiamano La trincea, La Ghirba, La Tradotta e in molti altri che raggiungono il popolo al fronte e senza fargli grossi discorsi gli fanno intravedere la fine dell’isolamento, il ritorno a casa, le fidanzate e i giochi amorosi, la guerra come un brutto sogno che avrà presto la sua conclusione. [...] Un linguaggio popolare è qui. Ne sono artefici uomini colti, Sacchetti e Scorzon» (Disegni del XX secolo..., 1980, p. 30).

Altri suoi disegni di soggetto bellico ebbero invece un tono più dolente che umoristico, mostrando il dramma della vita di trincea e le tragiche conseguenze della guerra.

Persino in un ambito come l’illustrazione legata alla festa della canzone napoletana di Piedigrotta, solitamente dominato da motivi iconografici pittoreschi che esprimevano una visione gioiosa dell’esistenza, Scorzon produsse alcune illustrazioni di copertina per spartiti di canzoni in cui «il tema bellico si venne a sovrapporre progressivamente, con la sua carica drammatica, ai tòpoi rasserenanti dell’immaginario visivo legato alla canzone, fino a cancellarli del tutto» (Cuozzo, 2005, pp. 222 s.). La sua copertina per la Piedigrotta Mario del 1917 raffigura infatti alcuni soldati in trincea che cantano accompagnandosi con mandolini, alludendo evidentemente alla struggente nostalgia dei militari al fronte per una vita serena, negata loro dall’orrore della guerra, mentre sulla copertina della Strenna Azzurra per il Capodanno 1917-18 sono raffigurati i re Magi in mesto cammino verso i reticolati delle trincee, sulla neve macchiata di sangue.

La maggiore affermazione di Scorzon avvenne a partire dal 1918, quando, a conflitto concluso, poté dedicarsi completamente all’attività artistica e viaggiare per partecipare a mostre anche all’estero. Proprio nel 1918 prese parte a due esposizioni di rilievo nazionale: l’una organizzata dalla Croce rossa italiana, in cui presentò disegni e bozzetti, l’altra da lui stesso curata per il ministero della Propaganda, dove espose tavole a tema bellico realizzate negli anni di guerra, diverse delle quali, conservate presso il Museo centrale del Risorgimento a Roma, sono state esposte nello stesso museo in occasione della mostra Amos Scorzon e Anselmo Ballester: illustrazione e decorazione agli inizi del ’900 (2003). «Disegnatore dal tratto potente e inconfondibile, era capace di lasciar trasparire addirittura un pensiero pacifista nelle grandi tempere destinate a divenire manifesti, come nel caso di L’obiettivo militare del nemico che mostra il bombardamento di una chiesa (le cui forme ricordano quelle del Santo di Padova), a dimostrazione dell’assurdità della guerra» (Bussagli, 2015, p. 29). Nell’immediato dopoguerra fu Scorzon a illustrare la copertina per La canzone del Piave di E.A. Mario (Napoli 1919), in cui raffigurò l’aquila bicipite, simbolo dell’Impero austro-ungarico, trafitta da un gladio insanguinato simboleggiante l’Italia.

Gli anni successivi al conflitto lo videro proiettarsi sulla scena internazionale, esponendo in città come Parigi, Vienna, Budapest, Lipsia, Lugano, Utrecht, Salonicco, São Paulo, New York. Contemporaneamente, continuava a partecipare alle maggiori esposizioni nazionali, fra cui quella di Ca’ Pesaro nel 1922 e la Biennale romana, per il catalogo della terza edizione della quale, nel 1925, realizzò dei fregi (cfr. La terza Biennale romana d’arte, a cura di A. Lancellotti, Roma post 1925).

Pur essendo attivo anche come pittore e acquarellista di non trascurabile qualità, dedito prevalentemente al paesaggio e alla natura morta, fu tuttavia nella grafica applicata che Scorzon espresse al meglio il suo gusto elegante e la sua inventiva, e fu soprattutto grazie a essa che acquistò notorietà attraverso pubblicazioni e mostre. In veste d’illustratore collaborò a diversi periodici, fra cui la prestigiosa testata diretta da Cesare Ratta Il Risorgimento grafico; realizzò copertine e illustrazioni per edizioni librarie (ad esempio, G. Cucchetti, Quattro liriche, Roma 1918) e per pubblicazioni musicali, e disegnò affiches pubblicitarie.

In cartelloni, cartoline e illustrazioni a carattere decorativo, così come in varie copertine di spartiti musicali, il segno fine e slanciato, i contorni netti delle figure, gli incastri compositivi di pieni e vuoti e i fitti motivi decorativi geometrizzanti avvicinano il suo stile ai migliori e più raffinati modelli dell’art nouveau e dell’art déco internazionali. Riflettono questo gusto anche le svelte e aggraziate figurine femminili che sono spesso protagoniste delle sue illustrazioni, come nel manifesto pubblicitario per le sigarette Eva (Torino, Museo Bailo) o nella deliziosa serie di cartoline a colori dedicata ai venti (Libeccio, Ponente, Tramontana, Mezzogiorno, Maestrale, Levante), personificati da giovinette abbigliate secondo la moda più chic degli anni Venti.

I riconoscimenti pubblici al suo lavoro culminarono negli anni Trenta con l’ottenimento di premi e onorificenze anche in occasione di manifestazioni di grande prestigio come le Esposizioni internazionali di Parigi e Bruxelles; in questo periodo ricevette da parte del ministero dell’Educazione nazionale l’incarico di recarsi nelle repubbliche del Centro e del Sudamerica allo scopo di stabilire con esse contatti e scambi culturali e di organizzarvi mostre d’arte italiana; il viaggio, compiuto con la real nave Italia, durò sei mesi. Nonostante la raggiunta notorietà, alla fine degli anni Trenta, rifuggendo dall’aderire ufficialmente al regime, si ritirò dalla scena artistica, pur non rinunciando a coltivare il disegno e la pittura in privato. Nell’ultimo periodo della sua vita, coincidente con gli anni del secondo dopoguerra, privilegiò il mezzo pittorico e tematiche intimiste: «ed in solitudine nascono le sue ultime opere, ancora naturaliste, ma d’un naturalismo piagato e sofferto, dove il segno tenue è quasi testimone d’una fine» (Disegni del XX secolo, 1980, p. 54). Ad Asiago, dove visse per qualche tempo, il 14 dicembre 1957, sposò in seconde nozze Cesira Benetti.

Morì a Dolo il 16 giugno 1963, nella sua casa in via Trieste n. 15. Personalità ancora fino a oggi poco indagata, attende un necessario, puntuale approfondimento storico e critico.

Fonti e Bibl.: Disegni del XX secolo nella collezione del Gabinetto delle Stampe (catal.), a cura di F. Di Castro, Roma 1980, pp. 30, 52-54, 119, ill. n. 1087 e ill. di copertina; Catalogo Bolaffi del manifesto italiano. Dizionario degli illustratori, Torino 1995, s.v.; Con noi nel Duemila. Artisti dolesi del secolo scorso (catal.), a cura di L. Majer, Dolo 2000, pp. 8 s.; A. S. e Anselmo Ballester: illustrazione e decorazione agli inizi del ’900 (catal.), a cura di M. Pizzo, Roma 2003; M. Cuozzo, Illustrazione e grafica nella stampa periodica napoletana dalla belle époque al fascismo, Napoli 2005, pp. 126, tav. 79, 222 s., 225; L’illustrazione italiana tra la prima guerra mondiale e il secondo dopoguerra... (catal., Salcito), a cura di N. Pietravalle, s.l. 2012, passim; M. Bussagli, L’arte e la prima guerra mondiale, Firenze 2015, pp. 28 s.; E. Moro, Cronaca della Riviera del Brenta dal 1800 alla Prima Guerra Mondiale, Venezia 2017, pp. 124 s., 281, 412 tavv.; Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Vedere la grande guerra. Immagini della prima guerra mondiale – S. A., http://movio.beniculturali.it/ mcrr/immaginidellagrandeguerra/it/257/percorsi-tematici/show/85/42 (11 gennaio 2018).

 

La Grande Guerra attraverso le immagini di A. Scorzon
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